Caccia al patrimonio disperso della famiglia Martelli
Un disegno del “Supplizio di Girolamo Savonarola”
Tra gli oggetti donati dalle sorelle Martelli e conservati presso San Lorenzo1, è un disegno acquerellato a inchiostro marrone su carta rappresentante una veduta a volo d’uccello di piazza della Signoria, al centro della quale si erge la struttura lignea e la pira su cui il 23 maggio 1498 furono impiccati e poi arsi i frati domenicani Girolamo Savonarola, Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi (fig. 1). Di questo stesso soggetto, noto come il “Supplizio del Savonarola”, si contano numerose versioni e almeno sette pitture su tavola o su tela2, molto simili tra loro. La più antica fra queste pitture, e dunque il modello da cui le altre discenderebbero, parrebbe essere la tavola conservata presso il Museo di San Marco (fig. 2), esposta nella cella di Savonarola, dipinta in anni di poco successivi ai fatti e un tempo attribuita a Francesco Rosselli. Altre versioni si trovano in varie collezioni fiorentine (una nella collezione Corsini, una nella collezione dell’ex Museo “Firenze com’era” – fig. 3 – e un’altra ancora al Museo di San Marco), una a Prato (nella collezione Rucellai Piqué), una a Ferrara (Museo Civico di Schifanoia) e una a Perugia (Galleria Nazionale dell’Umbria – fig. 4).
Il nostro disegno condivide con le versioni dipinte lo stesso punto di vista sulla piazza e la minuta descrizione degli eventi, ma è curiosamente assai diverso da esse nella rappresentazione degli astanti. Le figure che popolano la piazza non corrispondono infatti a quelle invece sempre ripetute nelle numerose versioni su tavola e su tela. Il foglio è grande all’incirca la metà rispetto ai dipinti e questo può aver imposto al disegnatore una sintesi che ha portato a ridurre il numero delle figure, ma colpisce come la loro disposizione e i loro atteggiamenti appaiano per lo più indipendenti rispetto alle versioni dipinte, cosa che rende questo disegno alquanto interessante.
Il disegno è oggi incorniciato e coperto da un vetro e non è stato purtroppo possibile vederlo in controluce per esaminare la carta che appare danneggiata in più punti da insetti, probabilmente anche da topi, e da due pieghe, una orizzontale e una verticale. La piega orizzontale, così vicina al margine superiore del foglio, fa pensare che il disegno potesse originariamente essere più ampio e forse includere un cartiglio esplicativo, come accade nella tavola conservata presso il Museo di San Marco a Firenze (fig. 2) e nella tela di Perugia (fig. 4). È curioso osservare come nel disegno la statua sulla colonna a lato della porta di ingresso di Palazzo della Signoria non assomigli poi molto alla Giuditta di Donatello ivi collocata nel 14953– o forse le vorrebbe assomigliare, ma il disegnatore non aveva familiarità con la statua? – e sopra la stessa porta manca del tutto il timpano con l’iscrizione e i leoni. Per il resto gli edifici sono quelli noti e riconoscibili nelle versioni dipinte citate.
Da sinistra (fig. 5), affacciata su piazza della Signoria, si vede la piccola chiesa di San Romolo, oggi scomparsa, sulle cui scale è un gruppo di donne, una delle quali sembra seduta, forse con un bambino in braccio. In primo piano è un folto gruppo di figure, tra cui è un cavaliere e un uomo a piedi che indica la pira al centro della piazza. Poco più al centro è una figura maschile piegata sotto il peso di una fascina di legna – figura questa presente anche nelle versioni dipinte – e un armigero con una lancia. Più distanti dal nostro punto di vista sono altri gruppi di figure a piedi o a cavallo, incluse due rappresentate in groppa allo stesso animale, presenti anche nelle pitture citate. Più in alto si vedono la cupola e il campanile del Duomo, poi il campanile della chiesa della Badia Fiorentina e quello del Bargello. A seguire è il profilo delle mura merlate della città, oltre alle quali si vedono le colline. Al centro del disegno è la profonda prospettiva di via dei Gondi e Borgo dei Greci che isola le figure degli impiccati, appesi al colmo della pira, contro il ritmo geometrico dell’antica pavimentazione in terracotta e pietra grigia della piazza. Si prosegue poi (fig. 6), sempre procedendo verso destra, con il lato corto della “sala grande” – il cosiddetto “salone dei cinquecento” – costruito sul retro del palazzo della Signoria, proprio su impulso di Savonarola4.
Si vedono poi il fronte del palazzo pubblico con l’alta torre che sovrasta la piazza e in alto a destra, sulle colline, oltre le mura, le chiese di San Salvatore e San Miniato al Monte. Più in basso, fra il palazzo e la Loggia della Signoria, si nota una finestra oblunga appartenente al fianco dell’antica chiesa di San Pier Scheraggio, demolita per costruire gli Uffizi. In ultimo, sulla destra, accanto alla Loggia della Signoria, è il chiasso dei Baroncelli, dal quale emerge una figura maschile diretta in piazza, dove altri gruppi di astanti si stringono e si atteggiano in modi diversi.
Sull’arengario del palazzo della Signoria si distinguono le fasi del giudizio con – partendo da destra, accanto alla porta d’ingresso del palazzo e procedendo questa volta verso sinistra – una figura col cappello vescovile (il vescovo di Vaison) con i suoi Ministri, i Commissari apostolici e infine gli Otto di Guardia5. I tre frati condannati sono rappresentati più volte: prima inginocchiati al cospetto di questi tribunali per essere degradati, poi mentre camminano vestiti della sola tonacella verso il patibolo, e una terza volta sono rappresentati impiccati al centro della piazza, al sommo della pira su cui i loro corpi furono bruciati.
Anche nel nostro disegno, come nella tavola del Museo di San Marco (che è, come si è detto, considerata la versione nota più antica di questa tipologia), si riconosce in primo piano un gruppo di frati in conversazione che secondo Ludovica Sebregondi6 potrebbe alludere alla “prova del fuoco” del 7 aprile 1498, prova vanificata dalla pioggia e che si sarebbe dovuta tenere proprio in piazza della Signoria con l’intento di affidare a Dio la risoluzione dei fortissimi e crescenti contrasti fra i fautori e gli oppositori di Savonarola e della sua politica. E proprio il fallimento della “prova” condusse al terribile assedio del convento di San Marco dell’8 aprile 1498, terminato con l’arresto di fra Girolamo Savonarola e Domenico Buonvicini, raggiunti poco dopo dal terzo frate, Silvestro Maruffi. La loro condanna rappresentò la tragica conclusione di anni fortemente travagliati della storia fiorentina e la fine della cosiddetta “Repubblica savonaroliana”7.
Lisa Corsi
1 Si ringrazia Monsignor Marco Domenico Viola per la disponibilità accordataci. Si veda anche: https://www.associazioneamicicasamartellifirenze.it/crocifissointarsiato.html
2 Ludovica Sebregondi, Iconografia di Girolamo Savonarola 1495-1998, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, pp. 15-31, 368, 384-387.
3 Ferruccio Canali, Il palazzo tra istituzioni medicee e Repubblica, in Palazzo Vecchio officina di opere e di ingegni, a cura di Carlo Francini, Silvana Editoriale, Milano 2006, p. 60.
4 Ibidem.
5 Ludovica Sebregondi, Iconografia di Girolamo Savonarola 1495-1998, cit., p. 17.
6 Ivi, p. 20.
7 Ferruccio Canali, cit., p. 60.