Caccia al patrimonio disperso della famiglia Martelli

Villa di Salingrosso

Una villa priva di oggetti. Un luogo pieno di storia: la villa di Salingrosso nell’antico borgo di Sammontana a Montelupo Fiorentino

Villa di Salingrosso Affresco
Villa di Salingrosso
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Le ricerche in fase di attuazione volte al ritrovamento di testimonianze materiali riconducibili alla famiglia Martelli, hanno portato negli ultimi mesi ad un ampliamento del raggio d’azione, in particolar modo allo studio delle proprietà dei Martelli, delle ville e dei poderi sparsi nelle campagne toscane. Da un lato in questi luoghi ameni alcuni membri della famiglia amarono trascorrere i loro soggiorni; dall’altra vi si trasferirono, con la finalità di dedicarsi agli affari legati alle proprietà terriere.

La prima residenza Martelli presa in esame come oggetto di studio è la villa di Salingrosso nei pressi di Montelupo Fiorentino. È situata nell’antico borgo di Sammontana, ricco di cascine, poderi e ville appartenute a storiche casate fiorentine1.

Con ogni probabilità la villa di Salingrosso esisteva già in età medievale, come lascerebbero presupporre tracce di torri e le mura di cinta ancora esistenti2. Dapprima fu il clero locale ad abitare e amministrare le faccende relative alle cascine e ai terreni agricoli. Progressivamente nel Cinquecento, la Fattoria di Sammontana passò al Capitolo di San Lorenzo di Firenze e poi ai Martelli.

Il legame fra San Lorenzo e i Martelli inizia almeno dalla nuova fase costruttiva della basilica ambrosiana nella quale la famiglia, assieme ai Taddei fece edificare una cappella nel transetto sinistro, poi decorata da una tavola con l’Annunciazione di Filippo Lippi3.

Un'altra evidenza riguardo il rapporto dei Martelli con la basilica è la presenza, tutt’oggi constatabile, di un singolare passaggio che collega in maniera diretta la casa dei Martelli di via Zannetti, oggi Museo di Casa Martelli, alle stanze del priore e al secondo chiostro di San Lorenzo. Un legame questo che ebbe momenti di tensione e altri di grande armonia.

Nel Settecento i canonici di San Lorenzo decisero di alienare il podere, gli annessi e la villa di Sammontana: nel 1745 la proprietà risultava esser stata trasmessa proprio alla Famiglia Martelli4. A partire dal 1792 i Martelli si occuparono dei lavori di rifacimento della villa, al termine dei quali l’Abate Giuseppe Martelli vi si trasferì. L’edificio si presentava a pianta quadrata, con finestre su tre ordini ed un affresco nella grande loggia d’ingresso, tutt’oggi conservato.

Nel corso dell’Ottocento la villa fu stabilmente abitata dai Martelli, presumibilmente da Clementina di Alessandro Martelli, che aveva sposato nel 1877 il conte Cesare Sardi5.

Quando nel 1924 il Sardi morì, la famiglia Sardi era già subentrata nelle proprietà Martelli a Sammontana. Erano anche gli anni, tuttavia, in cui la limitrofa chiesa di Santa Maria a Sammontana, più volte arricchita da doni Martelli, era legata a Suor Luisa Martelli, al secolo nobildonna Caterina Martelli, poi divenuta “figlia della carità di S. Vincenzo de’ Paoli”6. Nel 1923 Suor Luisa Martelli, cui erano stati concessi a titolo di usufrutto o di “beneficio” alcuni dei terreni e delle coloniche, istituì una “scuola per i fanciulli del Popolo di Sammontana” nei pressi del podere di famiglia7. Nel progetto di suor Luisa Martelli era compreso anche l’utilizzo di terreni, dalle quali attività agricole sarebbero state ricavate entrate economiche per il sostentamento della scuola. Ne assunsero la gestione le Suore Calasanziane e la scuola esiste ancora oggi come scuola primaria parificata “Suor Luisa Martelli” anche se affidata alla congregazione religiosa delle “Suore stabilite nella carità del Buon pastore”.

Nella seconda metà degli anni sessanta del Novecento gli eredi Sardi rivendicarono i terreni superstiti dalle vendite e addirittura l’edificio della scuola dopo che, nel ’68 il grosso della proprietà, villa compresa, era stato venduto al Consorzio Etruria –si dice– per evitare il pericolo di espropri forzosi che aleggiava in quegli anni burrascosi. Attualmente la villa, che fino al 2016 ne ospitava gli uffici, è di proprietà di Unicoop che ha realizzato nelle vicinanze un auditorium e alcuni edifici dedicati a un centro residenziale permanente di formazione del personale delle Coop.

L’importanza di villa Sammontana sicuramente fu data anche dalla sua posizione, strategica nel territorio: incastonata nelle colline della campagna toscana, villa Sammontana ha avuto svariati proprietari, primi tra tutti i Martelli, che hanno fatto sì che la villa fosse tutelata nei secoli: e grazie a ciò oggi possiamo ancora goderne.

a cura di Cristiana Danieli


1 M. Frati, Chiese Romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie e chiese rurali tra l'Arno e il Chianti, Empoli, 1997, pp. 14-18.
2 F. Cacciamani, M. Settimelli, La fattoria di Sammontana a Montelupo fiorentino (FI). Progetto di recupero della fornace all’interno di un processo di valorizzazione dell’intera fattoria, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura (Dipartimento di Restauro architettonico e dei monumenti), Rel. Prof. G. Petrini, A.A. 2000/2001, pp. 77-80.
3 La ricostruzione del tempio Laurenziano era stata fortemente voluta da Giovanni di Bicci de’ Medici, che in quegli anni riorganizzava il proprio celebre banco assumendo nuove figure e ridistribuendo il capitale in crescita. Fu in particolare Niccolò Martelli a stringere il sodalizio con i Medici. Giovanni di Bicci, aspirando al patrocinio di una cappella in San Lorenzo, finanziò dunque la ricostruzione, affidando il progetto al Brunelleschi. I Martelli co-finanziarono i lavori, dunque eressero una propria cappella di famiglia nel transetto sinistro della basilica. Si veda Intorno all’Annunciazione Martelli di Filippo Lippi. Riflessioni dopo il restauro, a cura di M. Bietti, Firenze, 2018, pp. 33-91.
   A. Civai, Dipinti e sculture in casa Martelli. Storia di una collezione patrizia fiorentina dal Quattrocento all’Ottocento, Firenze, 1990, p. 19.
4 Archivio di Stato di Firenze, Fondo Martelli, Filza 1411.
5 Figlio di Raffaello di Giovanni Sardi e di Giovanna di Gaetano Giorgini, Cesare S. nacque a Lucca nel 1853. Si formò nei secoli del ‘cattolicesimo liberale’ dedicandosi a concrete azioni di carità e frequentando il Reale collegio cattolico di Lucca , successivamente l’Università di Pisa. Morto il fratello Ottavio nel 1878, Cesare Sardi diventò il capostipite della sua famiglia e sposò l’aristocratica fiorentina Clementina di Alessandro Martelli da cui ebbe sei figli. In R. Sabbatini, Dizionario Biografico degli italiani, Volume 20, 2017.
6 Il primo ordine religioso cui Suor Luisa affidò la Scuola era quello delle Calasanziane, fondato il 24 Giugno 1889 da Suor Celestina Donati, discendente dalla nobile casata di Gemma Donati, moglie di Dante Alighieri.
Don A. Marchetti, La Chiesa di S. Maria a Sanmontana, (Montelupo Fiorentino). Appunti storico-religiosi con 32 illustrazioni. Con appendice riguardante le solenni feste tre volte centenarie fattesi nell’anno 1930, Firenze, Salesiana, 1931, In 8, p. VIII - 177 [3].
7 Ibidem.