Caccia al patrimonio disperso della famiglia Martelli
Villa Martelli a Gricigliano
La villa Martelli a Gricigliano è situata nel comune di Pontassieve, località Sieci. Questa zona posta tra la Val di Sieve e il Valdarno, era in età medievale una podesteria. Qui, a metà del XIV secolo, era stato eretto un fortilizio con un castello, denominato Castel Sant’Angelo, da cui inizialmente aveva preso il nome tutto l’insediamento circostante.
Da Castel Sant’Angelo passava l’antica strada che collegava Firenze al Mugello e che attraversava, per mezzo di un ponte, la Sieve. Il ponte era fondamentale per il trasporto di derrate alimentari, dunque per garantire il sostentamento di tutta la popolazione di quella zona del Mugello, la quale in epoca tardo medievale si muoveva verso Firenze attraversandolo, per andare a reperire beni di prima necessità. Il villaggio intorno alla Sieve cresceva a vista d’occhio, e per comodità, i nuovi insediamenti venivano costruiti proprio nei pressi del ponte: da quel momento quest’area iniziò ad essere chiamata Pontassieve. Nel Quattrocento Pontassieve si presentava densamente popolata e venivano erette ville, fortini, fattorie. Qui, nascosto nelle fitte campagne dell’area delle Sieci, si trovava il fortilizio di Gricigliano, di più grandi dimensioni rispetto ai fortini circostanti. Il fortilizio si presentava su di una collina, circondato da terreni e in parte dal bosco. L’architettura era caratterizzata da un’ampia corte interna, con attorno quattro torri ed un fossato, e con ben tre poderi1. Dapprima fu di proprietà della famiglia Guadagni e poi passò ai capitani di Orsanmichele2.
In data 16 giugno 1478 Gricigliano passò alla proprietà dei Martelli, in particolare di Niccolò di Ugolino (1436-1497). Come si legge da alcune carte, presenti nel Fondo della Famiglia Martelli nell’Archivio di Stato di Firenze., “I Capitani d’Orsanmichele dietro domanda presentata da Niccolò d’Ugolino di Niccolò Martelli gli concedono a livello a sua linea mascolina in infinito ed a quella di Carlo di Luigi e di Lodovico suoi fratelli un palazzo diruto posto nel popolo di Remole luogo detto Gricigliano e tre poderi detti Olmo, la base o Casale, e Chiasso, ed un bosco posto in luogo detto Gricigliano per l’annuo canone di fiorini cento d’oro o 18 di Candele di cera pagabili ogni sei mesi la rata. Segno l’accettazione fatta dal predetto Niccolò Martelli sotto di tre Luglio per atto rogato da Pace di Bambello di Pace notaio”3. Niccolò d’Ugolino si era occupato di rendere l’antico palazzo una residenza di gestione e controllo dei poderi circostanti. Gricigliano, infatti era “un Palazzo quasi tutto rovinato in mezzo a de' Fossi […] presso il quale vi erano due casette, che una per il Fattore dell'olio e per lo strettoio e l'altra per il comodo della vendemmia del vino"4. Nel 1522 dopo la morte di Niccolò d’Ugolino, era stato suo figlio Lorenzo (1461-1535 ca.) ad occuparsi del primo risanamento di quel “palazzo diruto” di Pontassieve acquisito dal padre5. Più tardi, il 12 Gennaio 1530, Pietro (o Piero) Martelli (1463-1515 ca.) faceva domanda agli Ufficiali di Torre affinché si determinassero i confini del terreno che lo stesso aveva acquistato, con un mulino ed un casale, in località Sieci, nel Popolo di San Giovanni a Remole. Si legge anche che riguardo i confini “verteva una lite” tra lui ed Antonio di Girolamo miniatore, probabilmente proprietario di limitrofe terre6.
Ancora nel 1566 Pietro di Giovan Francesco “in nome proprio e dei compresi nella cessione Livellare dei beni di Gricigliano fatta dai Capitani d’Or San Michele a Niccolò Martelli suo avolo riconosce di tenere a livello dalla predetta Compagnia la villa ed i tre poderi di Gricigliano ed essi concessi per atto rogato Ser Tommaso da Terranuova”7.
Questa grande tenuta, che nel Medioevo era un palazzo fortificato, si apprestava a diventare un vasto possedimento con la grande villa signorile, i terreni e gli annessi poderi per la produzione agricola. Tra Sei e Settecento si trasformava in una lussuosa residenza estiva, che tra le tante avute dai Martelli, di certo si differenziava per dimensioni e caratteristiche8. Poco prima della morte, il senatore Niccolò di Marco Martelli (1634-1711) pose le basi per far sì che i successori si potessero in seguito occupare di ampliare e restaurare la villa di Gricigliano9. Il progetto di restauro ebbe inizio nel 1706 con l’ingegnere e architetto Antonio Ferri10. L’edificio, dotato di ben dieci poderi, aveva un’ampia corte esterna, separata dal giardino per mezzo di un corso d’acqua ricavato artificialmente e tutt’oggi presente11. Su uno dei lati della villa era una cappella, edificata come cappella pubblica per la preghiera, ma destinata anche al culto e al seppellimento dei membri della famiglia, dotata anche di un modesto borgo, destinato al parroco12. Nell’ampio giardino che circonda la villa furono collocate statue e fontane, realizzati un vestibolo ed una grotta13. Infine un grande annesso o “stanzone” utilizzato per riporre gli agrumi e i vasi, come una sorta di dispensa adiacente alla villa14. Al suo interno furono realizzate e decorate diverse sale per banchetti e feste, ed edificato persino un teatro. Le decorazioni degli interni furono affidate a Ferdinando Melani. Il Melani lavorava in maniera continuativa per i Martelli, aveva iniziato ornando porte, separé, cornici di finestre nel Palazzo di città della famiglia, in via della Forca (ora via Zannetti, vedi Museo di Casa Martelli). Aveva poi continuato cimentandosi nelle pitture murali di salotti e soffitti delle residenze estive, come Soffiano e Castello. Nel teatro di Gricigliano si era occupato di dipingere quattro scene figurative15.
Difficile osservare oggi ciò che è ancora riconducibile ai Martelli e più in generale all’aspetto Sette-Ottocentesco della villa di Gricigliano. Intorno agli anni Settanta del Novecento, le sorelle Francesca (1890-1986) e Caterina Martelli (1895-1976) donano la villa ed i terreni circostanti alla comunità benedettina di Fontgombault di Bourges e, in quel momento, subì trasformazioni ed espoliazioni. La villa è oggi di proprietà dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, che ne ha fatto un seminario con circa ottanta giovani benedettini di varie nazionalità, che si formano per esercitare la carriera ecclesiastica. Celebrano messa in latino, si dedicano alla preghiera ma anche al lavoro, praticando diverse attività agricole, come la produzione di vino e olio, curando i giardini e le fontane. Accolgono i visitatori e sono attenti gestori e manutentori della villa.
[Si ringrazia don Luigi e tutta la comunità benedettina dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote per l’accoglienza e il supporto].
Cristiana Danieli
1 G. Carocci, I dintorni di Firenze. Sulla destra dell'Arno, Firenze, 1906, vol. I, pp. 31-33.
2 E. Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze, 1883-1846, vol. II, 1835, p. 514.
3 C. Benassai, Origine e storia della famiglia Martelli, A.S.F., Carte Martelli, b. 1, n. 34.
4 C. Benassai, Origine e storia della famiglia Martelli, ms. 1815-1824, in ASF, Carte Martelli, busta 1, fasc. 34.
5 A. Civai, Dipinti e sculture in casa Martelli. Storia di una collezione patrizia fiorentina dal Quattrocento all’Ottocento, Firenze, 1990, p. 40, 41.
6 Archivio di Stato di Firenze, Fondo Martelli, sezione Amministrazione dei Beni di Campagna, n. ordine 1431, interno n. 10.
7 E. Giudrinetti, D. Fattori, (a cura di), N/364, Martelli Pergamene (1-258), secc. XII-XVII, Unità 48, 130.
8 G. C. Lensi Orlandi Cardini, Le ville di Firenze di là d’Arno, Firenze, 1906-07, vol. I, p.128.
9 A. Civai, 1990, p. 64.
10 Antonio Maria Ferri (1651-1716) architetto, ingegnere e scenografo inizia la sua carriera come aiuto dell’ingegnere delle fortezze e fabbriche medicee, accolto al contempo presso l’Accademia del Disegno. L’esordio in città lo ebbe progettando la Chiesa di San Frediano in Cestello, portata a termine dal Cerruti. Da quel momento seguì una intensa e fervente attività. Il Ferri sperimentò a Firenze lo stile barocco, spesso traendo ispirazione dall’esempio del barocco romano. Prosegue dedicandosi a palazzi nobiliari di città, trai i primi Palazzo Gondi e poi Corsini. Diresse lavori di decorazione a Palazzo Ginori e Panciatichi. Si occupò del restauro e dell’ampliamento di numerose ville, tra cui la villa di Bellavista dei Ferroni, la medicea di Lappeggi, la villa di Poggio Toselli e quella Corsini a Castello (Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 - 1997).
11 A. Civai, 1990, p. 64.
12 A. Civai,1990, p. 65.
13 A. Civai, 1990, p.88.
14 C. Benassai Ms in ASFi,, pp. 30-33.
15 F. Farneti, S. Bertocci, L’architettura dell’inganno a Firenze: spazi illusionistici nella decorazione pittorica delle chiese fra Sei e Settecento, Firenze, 2002, pp. 175.