1669
Primo nucleo di cinquantatre dipinti della galleria
Matrimonio fra Niccolò Martelli (1634-1711) e Teresa di Carlo Gerini.
Ristrutturazione palazzo voluta dal padre, senatore Marco (1592-1678).
Primo nucleo di cinquantatre dipinti della galleria
Matrimonio fra Niccolò Martelli (1634-1711) e Teresa di Carlo Gerini.
Ristrutturazione palazzo voluta dal padre, senatore Marco (1592-1678).
Acquisizione di trentun dipinti della collezione del marchese del Carpio da parte di Niccolò Martelli (1634-1711)
I Martelli, come banchieri, erano rimasti coinvolti nel forte debito lasciato dal viceré di Napoli Gaspar De Haro y Guzmán marchese di El Carpio.
Incremento notevolissimo della galleria e delle collezioni artistiche.
Più di sessanta dipinti romani arrivano in galleria dal lascito di Domenico Martelli
Nel 1753 muore l’abate Domenico di Niccolò (1672-1753) che lascia alla casa fiorentina dipinti, sculture e oggetti d’arte pervenuti da Roma. Ne fa parte anche l’eredità dello zio cardinal Francesco (1633-1717), improntata sul gusto romano.
Tutto questo costituisce una vera rarità per Firenze (dipinti sacri, paesaggi, vedute, bambocciate, sculture e riproduzioni antichità classiche, libri, incisioni, mobili pregiati, preziosi reliquiari, oggetti d’arte come tabacchiere e oreficerie, porcellane giapponesi e sassone).
Trasferimento in galleria della statua marmorea raffigurante San Giovanni Battista e della patera bronzea, attribuite a Donatello
Il canonico Bernardo Martelli, ultimo discendente del ramo di Roberto, lascia le due opere e nel 1754 -ottenuta licenza -Niccolò le trasferisce in galleria.
Primo allestimento “gabinetto Belle Arti” e incremento della galleria con opere di pittori contemporanei italiani e francesi
L’arcivescovo Giuseppe Maria Martelli (1678-1741), fratello di Domenico, dona alla famiglia libri, disegni e incisioni per un “gabinetto di Belle Arti” che verrà allestito nel palazzo alla fine del Settecento. Anche il nipote, balì Niccolò (1715-1782) contribuisce a incrementare la raccolta di stampe tramite acquisti a partire dagli anni cinquanta del Settecento a Firenze, a Venezia, a Roma e anche in Francia ed Inghilterra. La collezione era visitata da amateurs
Nuovo allestimento della collezione all’interno di un percorso di galleria
Marco (1740-1813), balì e senatore, attua una profonda trasformazione della struttura della raccolta sempre più collegata alle parallele collezioni internazionali sia per l’allestimento sia per i temi artistici raccolti. E` il vero ideatore del “Gabinetto di Belle Arti”, che stava affermandosi nelle capitali dell’Europa illuminista. Anche la galleria riceve con Marco una nuova impostazione documentata dai disegni delle pareti ancora conservati e corrispondenti alla descrizione inventariale del 1813.
Matrimonio fra Niccolò (1778-1853) e Caterina dei Ricci. Dipinti e oggetti di famiglia Ricci andarono ad arricchire la galleria Martelli.
Marco e Alessandro le prime vendite
Con i figli Marco (1810-1866) e Alessandro (1812-1904) iniziarono le prime vendite. A partire dagli anni 30 dell ’800, infatti, il declino economico causato dalla crisi del latifondo e dall’incalzare della civiltà industriale, assieme all’interesse internazionale del mercato artistico diedero il via alle vendite del patrimonio artistico come serbatoio finanziario per le occorrenze familiari.
Alienazione dei quattro volumi dei disegni venduti in blocco a Firenze al mercante Giovan Battista Nocchi
Dopo la morte di Niccolò (1758-1853) l’emorragia dei beni Martelli si fece sempre più imponente, sia per necessità, sia per una sorta di dannatio memoriae perpetrata dai due figli rimasti nel palazzo, Marco (1810-1866) ed Alessandro (1812-1904).
Un registro dei visitatori (1887-1942) (FOTO) e un vassoio di biglietti da visita dello stesso periodo , testimoniano la visita al palazzo di illustri personaggi della cultura europea e americana ad acquistare collezioni d’arte.
Vendita a Parigi della collezione di stampe e libreria.
Alessandro vende, per un’ingente cifra, a William Blundell Spence la “patera” bronzea di Donatello per conto del South Kensington di Londra.
Vendita di altri oggetti prima in Galleria e forse già dei dipinti, come starebbe a testimoniare una Guida del 1884 che descrive sole tre sale delle sei aperte agli inizi del secolo.
Vendite di gioie e altri oggetti, fino a che -agli inizi del Novecento- non si ritenne indispensabile procedere alla vendita di molti dei capolavori legati al momento del maggior splendore della famiglia, disfacendosi così degli emblemi che avevano portato lustro ai Martelli, per molti secoli sodali dei Medici. Iniziò da qui l’oblio di una delle famiglie fiorentine che fecero la storia della città dal Quattrocento fino a tutto il Settecento e ai primi decenni dell’Ottocento.
Carlo (1850-1945), figlio di Alessandro, vendette al mercante di antichità Anton Brauer il bassorilievo marmoreo collocato nella chiesetta della villa di Gricigliano e creduto del Verrocchio. L’opera apprezzata da Marcel Reymond, incaricato di farne una perizia, pervenne nella collezione Lanz di Amsterdam, da cui andò dispersa al seguito di una vendita all’asta. Forse lo stessa tragitto fece un grande stemma in terracotta invetriata ( FOTO ), ancora conservato nei depositi del Rijks Museum di Amsterdam, eseguito nella bottega robbiana su modello di quello di Donatello.
L’inaspettata morte del ventiduenne Niccolò (1904), figlio di Carlo e Annetta Guicciardini, tolse ogni ragione di sussistenza al desiderio di tramandare ai posteri le glorie familiari.
Nella prima notifica sono citati il busto di San Giovannino allora ritenuto di Antonio Rossellino
Statua non ultimata di Donatello rappresentante David
Statua di Donatello rappresentante S. Giovanni Battista
Con riserbo fu venduto fra il 1909 e il 1910 il Ritratto di gentildonna seduta allora attribuito al Veronese ceduta a un facoltoso americano Albert Harnish. Ora attribuito a Giovanni Antonio Fasolo è conservato all’ Art Institute di Chicago (Illinois)
Seconda notifica . Alle prime tre opere si aggiunge lo Stemma di Donatello sullo scalone del palazzo, i due dipinti del Beccafumi e il Salvator Rosa, ancora in galleria.
Trattativa e vendita al Governo italiano del San Giovanni Battista di Donatello.
La lunga trattativa iniziò nel 1913 e fu condotta da Giovanni Poggi che acquistando per lo Stato con destinazione Bargello il simbolo della città e della famiglia, cioè la figura intera di San Giovanni Battista, lasciò liberi sul mercato il David e la testina che furono venduti dalla casa antiquaria P.W. French e C. di New York a Joseph Widener la cui collezione è pervenuta alla National Gallery di Washinghton, nel 1942 dove ancora si conservano.
L’ Arme di famiglia restò sullo scalone del palazzo (FOTO) ma vedi 1996.
Circa negli stessi anni furono venduti il Ritratto di Ugolino Martelli del Bronzino, ora a Berlino e un altro ritratto di un Martelli (FOTO) e pervenuto nel 1939 alla National Gallery of Art, Washington DC, Samuel H. Kress Collection inv. 1939.1.79. (FOTO).
I due fratelli di Carlo Martelli, Ugolino e Carlo, muoiono entrambi privi di discendenza.
Carlo muore nel 1945 e le figlie Paola, Francesca e Caterina, concludono la storia della famiglia.
L’unica a sposarsi fu Paola (1886-1963), che poi ottenne l’annullamento e si fece suora benedettina nel monastero di clausura di Santa Scolastica a Civitella San Paolo (Roma).
Lo Stato notifica il palazzo ritenuto storicamente importante e perciò da tutelare per le future generazioni
Muore Carlo
Paola nel ritirarsi nel monastero chiede e ottiene nel 1950 la sua parte di legittima di dipinti di galleria che in parte furono venduti e in parte fece portare in convento.
Si dà corso alle divisioni patrimoniali.
L’elenco dei dipinti di galleria spettanti a Paola Martelli è l’allegato H delle divisioni patrimoniali. Risale al 2 maggio 1950. Grazie a questo atto viene in possesso di 29 dipinti di galleria e di molti altri del palazzo.
Rinnovo di notifica per le quattro opere ancora rimaste (Stemma, due Beccafumi, Salvator Rosa)
Muore Paola
Caterina (1895-1976) e Francesca (1890-1986) restano nel palazzo a Firenze. Si registra una continua emorragia di oggetti e opere testimoniata dai documenti e dai ricordi orali delle persone che conoscevano le signorine. Spesso gli appunti sono solo indicativi. Si segna la tipologia degli oggetti venduti ma difficilmente se ne danno notizie utili al loro ritrovamento. Sempre si scrive il prezzo ricevuto in cambio. L’antiquario di fiducia fin dal 1955 fu Berto Berti che veniva chiamato e pronta cassa saldava il conto di quello che acquistava: dipinti, stampe, mobili, lumiere, oggetti antichi.
La Soprintendenza ricorda alle Martelli la norma legislativa in merito ai loro beni. Il palazzo è chiuso e possono entrare solo i domestici, i compratori e i conforti spirituali.
A testimonianza ulteriore di questa caratteristica sono le parole di Leonardo Ginori Lisci che nel descrivere Palazzo Martelli nel primo volume dei suoi Palazzi Fiorentini (1972) afferma “Le nobili signorine Martelli, tutte dedite alle opere pie, posseggono anc’ora l’avito palazzo, nel quale però non è facile entrare. Si sente dire che l’archivio e la biblioteca siano importanti, ma rare sono le persone che hanno potuto accedervi. Delle famose opere d’arte che abbellivano le sale del palazzo alcune sono passate nei Musei, ma altre sono ancora in loco”.
Muore Caterina
Francesca da sola vive una vita riservatissima con i suoi domestici, l’autista Tozzi, il ragioniere Draghetti che tiene la contabilità. Nei registri dalla morte di Caterina si trovano continue vendite di mobili, argenti, dipinti, porcellane, gioielli. Si assiste al più o meno documentato svuotarsi delle soffitte e delle stanze non di rappresentanza.
Muore Francesca
Francesca cerca di lasciare più integra possibile la galleria con l’intenzione di farla aprire al pubblico a testimonianza della gloria dei suoi avi :“la donazione è condizionata all’impegno da parte del donatario di adibire integralmente l’immobile, ora e in futuro, ad esclusivo uso museale e culturale”. Benché la notifica d’insieme sia giunta nel 1989, tre anni dopo la sua morte, e in quel periodo vi siano stati furti e vendite di varia natura spesso non autorizzate, la galleria Martelli è stata aperta al pubblico allo scadere del 2009 e con il palazzo racconta la storia di questa importante famiglia fiorentina.
La Soprintendenza esegue una campagna fotografica delle opere degli ambienti e delle decorazioni e inizia una trattativa con la curia per far acquistare il palazzo con la sua collezione al Ministero. I tentativi non vanno a buon fine e l’eredità diviene giacente
Notifica d’insieme del palazzo e della sua collezione
Furto di opere d’arte
Elenco
Acquisto da parte dello Stato dell’Arme di Donatello, ora al Bargello, che diviene il simbolo della rinascita
Atto di donazione, ai sensi e per gli effetti della legge 512 del 1980, del palazzo e della sua collezione allo Stato
In attesa del perfezionamento della donazione viene rimosso lo stemma di Donatello dallo scalone, viene portato all’Opificio per restauro e ne viene fatta una copia per sostituirlo a Martelli
Accettazione della donazione da parte dello Stato
Conoscenza, documentazione, studi e approfondimenti sul palazzo e sulla collezione. Progetto Museo. Nascita della sezione italiana del Demhist (ICOM). Lavori e restauri per aprire al pubblico.
Apertura al pubblico del Museo di Casa Martelli. Modalità e personale.
Attività del Museo
La ricerca di un pubblico e la sua fidelizzazione: “I giovedì di Casa Martelli”
Ricerca di partners
Associazione
Attività scientifica: pubblicazioni, convegni, esposizioni
Attività conservativa: restauri
Attività conoscitiva ed educativa
Caccia al tesoro
A cura dell'Associazione Amici Davanzati Martelli